http://autismo33.it info@autismo33.it


(torna all'indice)


Le informazioni fondamentali 

(revisione scientifica di Paola Giovanardi Rossi, riveduto nel gen 2010 da Alessandro Ghezzo, neuripsichiatra infantile)


Prima descrizione di Kanner

(pediatra tedesco emigrato in America)
Kanner L. (Johns Hopkins Hospital, Baltimora): Autistic disturbances of affective contact, 1943, Nervous Child, 2, pp. 217 – 250.
In questo articolo Kanner descrisse undici bambini, di età tra i due e i dieci anni, il cui comportamento era del tutto peculiare e molto lontano dalla normalità, ma con caratteristiche che si ripetevano all'interno del gruppo. Questi tratti consistevano in una “incapacità, presente sin dall'inizio della loro vita, di mettersi in contatto con gli altri e con le situazioni secondo il modo consueto, e in un desiderio ansioso e ossessivo di mantenere inalterato il proprio ambiente e le proprie abitudini di vita".
Nell'ambito di una generalizzata incapacità di comunicare erano presenti turbe gravi e del tutto peculiari del linguaggio. Tre bambini erano muti e nei rimanenti le tappe dello sviluppo del linguaggio erano anomale. Le prime parole pronunciate consistevano, in alcuni casi, nella ripetizione meccanica, senza comprensione, di filastrocche, versetti biblici, liste di animali e cosi
via. Era spesso presente ecolalia immediata o ritardata, cioè ripetizione, diretta o a distanza di tempo, di frasi udite da altri, pronunciate ai di fuori di un contesto che desse loro significato e senza intento comunicativo.
Presentavano inversione pronominale: "tu" ai posto di “io" e viceversa; difficoltà ad acquisire il concetto delle parole “si" e “no". Se e quando il bambino acquisiva la capacita di parlare, tendeva a non usarla in modo comunicativo, a non rispondere alle domande, a non porne agli altri e a non raccontare cose a lui accadute. Alcuni presentavano inoltre paure ingiustificate di oggetti mobili o di rumori meccanici e stranezze nelle preferenze alimentari. L'aspetto fisico era del tutto normale e lo sguardo pareva assorto e dava l'impressione di una regolare intelligenza.

La definizione
Ancora oggi, non potendoci riferire alle cause, nella maggior parte dei casi ignote, l'autismo viene definito in base a comportamenti osservabili, descritti nei due manuali:
- DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, American Psychiatric Association, Fourth Edition, Washington D.C. 1994)
(In itaiiano: DSM-IV, Manuahe Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, nona ristampa, Milano, Masson, 1996),
- ICD-10, (International Statistical Classification of Deaseases and Related Health Problems, Tenth Edition, WHO World Health Organisation, 1992-1994).
(in itaiiano : Ciassificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi sanitari correlati – Decima Revisione, ICD 10, curata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, 1992-1994, 3 volumi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2000.
Attualmente, per i disturbi che ci interessano, si dovrebbe usare la versione curata dall'ISTAT dell'ICD-10 o il DSM-IV.)
Entrambi i sistemi di classificazione ricalcano ancora la prima descrizione di Kanner. E' qui riportata quella ripresa dai DSM-IV.
Definiamo "autismo" un insieme di alterazioni qualitative nelle aree del funzionamento sociale, della comunicazione e del comportamento.

Espressioni equivalenti
Il gruppo di disabilità più ampio di cui l'autismo fa parte viene denominato anche con le seguenti espressioni equivalenti:
- disturbi dello spettro autistico
- disturbi generalizzati dello sviluppo
- disturbi pervasivi dello sviluppo

La frequenza
L'autismo è una disabilità che colpisce tre bambini su mille nella sua forma tipica e sei bambini su mille in forme meno tipiche (Fombonne E. et al, 2003, The prevalence of Autism, JAMA, 289: 87-9.)

In sintesi
L'autismo rappresenta una delle sindromi più complesse e, nelle forme più gravi, difficilmente gestibili dell'età evolutiva.
I bambini autistici presentano importanti difficoltà nell'interazione reciproca, nella comunicazione e nelle attività di gioco. Il linguaggio verbale, quando presente, risulta spesso non adeguato al contesto, con scarso utilizzo dei gesti comunicativi. Le attività di gioco sono per lo più di tipo ripetitivo, con isolamento rispetto ai gruppo dei coetanei. Esistono vari livelli di gravità, da forme più sfumate ad altre molto severe cui spesso si accompagna un quadro di ritardo mentale.
Altre caratteristiche dell'autismo sono: la difficoltà ad esternare i propri sentimenti e a leggere i sentimenti altrui (Teoria della Mente), una diversa sensibilità agli stimoli ambientali (es. una ipo o iper sensibilità ai rumori e agli stimoli sensitivi tattili o gustativi), un deficit dell'immaginazione.

Le cause
L'autismo è una sindrome (un insieme di sintomi) determinata da fattori biologici che influiscono sullo sviluppo cerebrale in epoca precoce, cioè durante io sviluppo fetale o nei primi tre anni di vita.
Soltanto alcune cause sono note. Tra queste la maggior parte è di natura genetica.
La frequenza dell'autismo in fratelli di soggetti autistici è intorno ai 3%, con un rischio relativo nei fratelli circa 10-30 volte maggiore rispetto alla frequenza nella popolazione generale.
Diversi studi epidemiologici su gemelli dello stesso sesso suggeriscono che l'elevato rischio di ricorrenza familiare abbia una base genetica, in quanto la concordanza dell'autismo nelle coppie di gemelli monozigotici è elevata (60%), mentre nelle coppie di gemelli dizigotici la frequenza è simile a quella riportata per i fratelli di individui affetti.
Gli studi sui gemelli indicano anche che la predisposizione genetica all'autismo possa essere estesa ad un gruppo più ampio di disturbi sociali e/o di comunicazione, con caratteristiche simili a quelle dell'autismo classico, ma presenti in forma isolata o meno grave (il cosiddetto broader phenotype") nei familiari dei soggetti con autismo (Bailey A. et ai., 1995, Autism as a strongly genetic disorder: evidence from a British twin study, Psychol. Med., 25:63-7).

La diagnosi
Ancora oggi sembra difficile potere ottenere una corretta diagnosi prima dei tre anni di età.
Simon Baron Cohen ha dimostrato che i casi più gravi possono essere diagnosticati già a 18 mesi (1996, Psychological markers in the detection of autism in infancy in a large population, British Journal of Psychiatry,168,158-163).
Per una corretta diagnosi sono oramai universalmente riconosciuti i criteri contenuti nei DSM IV e nell' ICD 10, che si possono cosi sintetizzare.
1. Compromissione grave e generalizzata nella capacità di interazione sociale reciproca
2. Compromissione grave e generalizzata nella capacità di comunicazione
3. Presenza di comportamenti, interessi e attività stereotipate
4. Esordio precoce

(torna all'indice)


 L’approccio all'autismo nel tempo

(revisione scientifica di Paola Giovanardi Rossi, riveduto nel gen 2010 da Alessandro Ghezzo, neuripsichiatra infantile)


1943
Il pediatra tedesco americano Leo Kanner scrive l’articolo “Autistic disturbances of affective contact”, Nerv. Child 2:217-50, 1943. Per la prima volta vengono descritte le caratteristiche peculiari dei soggetti affetti da autismo. Kanner denomina tale condizione autismo infantile precoce. Ipotizza alla base del disturbo una innata incapacità a comunicare.

1944
Il pediatra tedesco Hans Asperger scrive l’articolo “Die autistichen Psychopaten im Kindesalter“ Archiv fur Psichiatrie und Nervenkrankheiten, 117, 76-136.
Egli, senza conoscere l’articolo di Kanner, descrive dei casi simili e usa lo stesso termine: “autistici”. Tra i bambini descritti da Asperger alcuni hanno una compromissione cognitiva minore o assente, per cui col termine “sindrome di Asperger” si intende ora una condizione di autismo non associato a ritardo mentale. Egli nota l’estrema precocità della sindrome e la presenza, nel gentilizio, di persone che presentano vari gradi di stravaganza sociale. Ipotizza una base genetica.

1950
Erickson M. nel volume “Childhood and Society” curato da W.N. Norton, (traduzione italiana “Infanzia e società”, Armando 1970) afferma che “una storia di estraniamento materno può trovarsi in ogni caso di autismo”

1951
Il medico francese Gilbert Lelord inizia a studiare, a Parigi, la neurofisiologia dell’autismo, in collaborazione con gli allievi di Pavlov.
Con tecniche elettroencefalografiche sempre più raffinate mette in evidenza alterazioni importanti delle funzioni mentali elementari, quelle stesse che Pavlov aveva studiato nel suo laboratorio: percezione, associazione e formazione di riflessi condizionati quali basi dello sviluppo mentale e comportamentale.

1951
Anne Freud e S. Dann (Freud A., Dann S., “An experiment in group upbringing”, The psycoanalytic study of the child, .6, 1951, pp.127-168), con una indagine sui bambini usciti vivi dai campi di concentramento nazisti alla fine della guerra, dimostrano che quelle condizioni estreme non inducono la patologia autistica.

1955
Beata Rank, psicanalista amica di Anna Freud, , nel volume “ Emotional problems of early childhood”, a cura di Gerald Caplan, Basic Books, 1955, afferma che “il bambino atipico ha sofferto di una forte privazione emotiva” e “più il bambino è piccolo, più è necessario modificare la personalità della madre” .

1955
Influenzato dalle teorie in voga, Kanner conia il termine di “genitori frigorifero” nell’articolo: Kanner L. et al., “Notes on the Follow-up study of autistic children, in “Psychopathology of Childhood” a cura di P.H.Hoche et al., Grune e Stratton, New York

1959
Lo psicologo tedesco americano B. Bettelheim in una lettera a Scientific American del maggio 1959, afferma che “il rifiuto da parte dei genitori è un elemento nella genesi di ogni caso da lui osservato di autismo”.

1966
Lo psicologo americano Eric Schopler fonda la Division TEACCH (Teaching and Education of Autistic and Related Communication Handicapped Children) a Chapell Hill nella Carolina del Nord. Il metodo TEACCH si può definire un programma di Stato che fornisce valutazioni e programmi educativi personalizzati a tutti i soggetti autistici della Carolina del Nord, con una circolarità continua tra assistenza, ricerca, formazione dei professionisti e dei genitori, ai quali viene attribuito il ruolo di migliori conoscitori dei propri figli.
Il termine usato da Schopler nei confronti dei genitori è quello di coterapeuti, in netta antitesi con le teorie, di moda negli anni 60 (e non ancora totalmente scomparse negli anni 2000) che vedevano i genitori come “autismogeni” .

1967
Bruno Bettelheim pubblica “The empty fortress” tradotta in italiano nel 1976 col titolo “La fortezza vuota”, Garzanti editore. La mamma viene presentata come totalmente responsabile della catastrofe del figlio. La terapia proposta è la parentectomia (allontanamento dei figli dai genitori).
Come dice più volte Rimland nella rivista da lui diretta, Autism Research Review International, Bettelheim ha riempito un vuoto di conoscenza con delle fantasie, purtroppo credute da molti. A causa delle idee di Bettelheim per molti bambini si è aggiunto al danno della natura quello della istituzionalizzazione e del distacco dalla famiglia.

1969
Durante un’assemblea della National Society for Autistic Children (oggi Autism Society of America) Leo Kanner assolve pubblicamente i genitori dall'essere causa dello sviluppo della sindrome autistica nei loro figli; torna dunque alla sua prima ipotesi che definiva l'autismo come un disturbo innato dello sviluppo.

1972
Lelord lavora come medico nel reparto psichiatrico infantile di Tours, mentre all’Università insegna neurofisiologia alla Facoltà di Scienze. I medici francesi ignorano il suo lavoro, molto apprezzato viceversa negli Stati Uniti, soprattutto da grandi studiosi dell’autismo come E. Ornitz ed E. Callaway.

1982
Viene pubblicato in Italia il libro “L’assedio” di Clara Claiborne Park (editore Astrolabio). L’autrice è una mamma che racconta la sua storia con sincerità, lucidità e fine senso dell’umorismo. Le teorie psicanalitiche da lei riportate si commentano da sole per chi legge questa testimonianza in cui è evidente l’amore di cui è circondata da tutta la numerosa famiglia Elly, la figlia autistica.

1985
Ad un Convegno del maggio 1985 Lelord viene vivamente contestato dai neuropsichiatri francesi, seguaci delle teorie psicodinamiche, quelle che negano la base organica dell’autismo e ritengono che la grave disabilità sia provocata dalla inadeguatezza della figura materna.

1985
In Italia nasce l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici). L’Associazione combatte contro le teorie psicodinamiche colpevolizzanti i genitori, fa opera di formazione, informazione e scambi culturali con esperti di altri paesi, con tutti i mezzi a sua disposizione.

1986
31 Gennaio. Primo convegno nazionale Angsa, Viareggio. 150 partecipanti, moltissimi in quel tempo in cui perfino la parola autismo era sconosciuta! Per la prima volta si parla di autismo da cause organiche e vi è uno scontro fra esperti ad indirizzo psicanalitico e ad indirizzo contrario.

1987
L’Angsa inizia a collaborare con la clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Bologna diretta dalla Professoressa Paola Giovanardi Rossi , prima docente universitaria che condivide le istanze dell’ANGSA

1988
Primo convegno scientifico internazionale a Bologna sull’autismo con la partecipazione di Gilbert Lelord e Bernard Rimland, presieduto dalla Professoressa Paola Giovanardi Rossi
Nasce il bollettino dell’ANGSA che diventa un riferimento non solo per i genitori, ma anche per i numerosi professionisti che abbandonano le teorie colpevolizzanti e abbracciano quelle organicistiche.

Anni 90
Un numero sempre maggiore di neuropsichiatri abbandona le teorie colpevolizzanti la madre, per riconoscere la totale organicità della sindrome autistica. A questo riconoscimento segue come naturale conseguenza il fatto che, in mancanza di conoscenza delle cause, l’unica terapia possibile è quella psicoeducativa, termine sinonimo di quello usato da Asperger nel lontano 1944: “pedagogia curativa”.

1995
Pubblicazione dell’articolo di Bailey A. et al.: “Autism as a strongly genetic disorder: evidence from a British twin study”. Psychological Medicine 25: 63-77
Il confronto tra la concordanza di autismo nei gemelli monozigoti e in quelli dizigoti dimostra il contributo della componente genetica nella quasi totalità dei casi.

1997
Viene pubblicato in America il manuale “Handbook of autism and pervasive developmental disorders” a cura di D. J. Cohen e F. R. Volkmar, John Wiley and Sons, Inc, che diventa il testo di riferimento per tutte le Università americane. Solo nel 2004 la casa editrice Vannini lo traduce in italiano ( Autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo) con la presentazione di Paolo Moderato, ordinario di psicologia generale all’Università di Parma, che così introduce il libro: “Ormai “rottamate “ le teorie psicodinamiche sull’eziopatogenesi dell’autismo, spazzate via dalle inequivocabili evidenze provenienti dalla ricerca genetica, anche gli interventi assumono un altro valore. ….Di autismo non si guarisce, ma un intervento efficace è fondamentale per migliorare la vita della persona con autismo e della sua famiglia”

1998
Viene pubblicato il libro di G. Lelord, L’exploration de l’autisme, Grasset, in cui il medico francese riassume i risultati delle sue lunghe ricerche

2001
Un gruppo di esperti internazionali incaricato dall’ U.S. Department of Education di stilare le linee guida sull’autismo indica l’approccio psicoeducativo come il modello esemplare di presa in carico dei soggetti autistici.
Pubblica queste conclusioni, che rispecchiano gli elementi di consenso dei maggiori esperti mondiali, nel libro : National Research Council (2001) Educating Children with Autism. Committee on Educational Interventions for Children with Autism. Catherine Lord and James P.McGee, eds. Division of Behavioral and Social Sciences and Education. Washington, DC: National Academy Press.

2002
In Italia la Associazione Angsa stabilisce il 2 giugno come giornata nazionale dell’autismo, cercando di dare risalto anche a livello di informazione pubblica alle problematiche coinvolte con l’autismo, spesso diverse da uelle delle altre disabilta’

2005
Vengono pubblicate (http://www.angsaonlus.org/linee_guida_sinpia.pdf) le Linee guida SINPIA (Società Italiana dii Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) sull’autismo.
Vengono delineati gli elementi clinici principali e le strategie di intervento (approcci comportamentali e approcci evolutivi). Viene sottolineata l’importanza di un intervento precoce ed intensivo, con definizione chiara degli obiettivi e monitoraggio sistematico del percorso terapeutico, e con coinvolgimento della Famiglia, della Scuola e dei Servizi di NPI in un lavoro integrato. Viene anche ribadito che non esiste un intervento che vada bene per tutti i bambini autistici, o che vada bene per tutte le età, come pure non esiste un intervento che possa rispondere a tutte le molteplici esigenze direttamente e indirettamente legate all’Autismo.

2006
Sulla scia delle linee guida della Sinpia alcune Regioni Italiane si adoperano per formare gruppi di lavoro sul’autismo e pubblicare linee di indirizzo per la presa in carco dei bambini con autismo

2007
Convegno Angsa del 15-16 Giugno: http://www.autismotv.it/media/autismo_roma/start.swf
Per la prima volta in Italia c’e’ una posizione comune delle più importanti associazioni sull’autismo (Angsa, Autismo Italia, Grupo Asperger, Fish, Anffas) che sono concordi nel riconoscere il grande passo avanti delle linee Sinpia e sollecitano un intervento ministeriale che dia una risposta non solo per la parte scientifica, ma soprattutto per le linee di intervento da applicare nel territorio.

2007
Novembre . Si costituisce a Roma il tavolo nazionale per l’autismo presso il Ministero del Welfare, che affronta i tre problemi: la ricerca, la formazione, la organizzazione dei Servizi. Vi partecipano le più grandi associazioni del settore e tecnici di varia formazione e di diversi indirizzi,

2008
Febbraio Il tavolo ministeriale pubblica il documento finale http://www.angsalombardia.it/objects/rel_fin_tavolo_autismo.pdf , di grande importanza perché per la prima volta c’è un riferimento ministeriale che raccomanda un intervento educativo, precoce, intensivo e basato su un approccio comportamentale.

2008
Stabilita il 2 Aprile come giornata mondiale dell’autismo, cui si adegua anche l’Italia

2008
Novembre. Contrariamente alla tendenza a frantumarsi in tante piccole associazioni locali, dedicate alla soluzione di problemi contingenti, le associazioni nazionali sull’autismo si federano in FANTASiA (Federazione Associazioni Nazionali a Tutela di Autismo e Sindrome di Asperger http://www.fantasiautismo.org/

2009
3 Marzo. Viene approvata dal governo Italiano la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che non e’ specifica per l’autismo, ma riconosce diritti per tutti alle cure più appropriate e a una vita indipendente, diritti disattesi molto spesso per gli autistici.



(torna all'indice)

Autismo e senso comune


- La persona con autismo è poco socievole, distaccata dal mondo che la circonda. Il senso comune ci dice di stimolarla, di esporla alla compagnia di tante persone, di fornire tante sollecitazioni. Il risultato è che l’individuo si agita, prova disagio, spesso mette in atto comportamenti intollerabili.

Cosa ci dicono le ricerche di neurofisiologia?
Che la persona con autismo ha un grave deficit delle funzioni elementari della mente, in particolare dell’attenzione e della percezione.
Spesso è presente un costante stato di ipereccitazione; Il bambino non riesce a selezionare gli stimoli, si distrae per un nonnulla; spesso non riesce a sopportare un suono, anche piacevole, nel sottofondo, ed è invaso dalla cacofonia ambientale.
Ne consegue che l’ambiente ideale per l’apprendimento è un ambiente spoglio, privo di elementi distraenti. Ad esempio, quando si comincia un’attività nuova, bisogna nascondere il materiale che è servito all’attività precedente, in quanto la vista del materiale di prima impedisce la concentrazione sulla nuova attività. La stanza di lavoro deve essere silenziosa, in ordine, con pareti libere da arredi superflui.
Una volta appresa un’abilità nell’ambiente a lui favorevole, bisognerà poi favorirne l’utilizzo in ambienti sempre meno strutturati e abituare il bambino a tollerare un livello crescente di distrazioni per poter “spendere” questa nuova competenza nel suo naturale ambiente di vita.

- La persona con autismo stenta ad essere sveglia e attenta, ma anche a rilassarsi.
Il senso comune difficilmente intuisce questo disturbo, che comprende due aspetti che sembrano in antitesi fra di loro.

Bisogna favorire l’alternanza di momenti di impegno con altri di rilassamento. Bisogna cercare, per ogni individuo, quale attività lo rilassa e concedergliela, anche come premio per il lavoro svolto.
Puo’ succedere che la persona con autismo si rilassi utilizzando stereotipie, specie del corpo (ad esempio dondolarsi)
In questo caso lasciare alcuni momenti in cui la persona possa stare un po’ in pace, specie se stanca dopo un periodo prolungato di lavoro, non vuol dire abbandonarla a se stessa.
Le stereotipie non necessariamente vanno contrastate in modo rigido, ma scoraggiate proponendo attività più funzionali e aderenti alla realtà

- La persona con autismo solitamente ha un aspetto fisico bello, ha uno sguardo apparentemente assorto in pensieri profondi.
Il senso comune suggerisce che l’individuo non voglia dare le prestazioni che solitamente danno i suoi coetanei.

Sotto l’apparente normalità fisica, si cela il più disabilitante degli handicap. Si pretendono prestazioni impossibili per la persona disabile, credendo che non voglia fare, mentre in realtà lei non sa fare. Non sapendo comunicare il proprio disagio, l’individuo si agita e mette in atto comportamenti intollerabili, come l’aggressività.
Una valutazione accurata e esperta delle aree di forza e di debolezza è indispensabile per abbassare le richieste e adeguarle al livello giusto.

- La persona con autismo comunica poco e male.

Il senso comune suggerisce di parlargli molto, in continuazione.

La ricerca ci dice che la comprensione del linguaggio può essere scarsa anche in chi sa parlare apparentemente bene. La ricezione del linguaggio è spesso inferiore alla produzione dello stesso, quando c’è. E’ presente una limitata capacità di ascolto e di pensiero astratto. E’ quindi opportuno parlare nel modo più adeguato: frasi semplici (ma non troppo semplificate), concrete, brevi, a cui far seguire domande per verificare che l’individuo abbia capito e per tenere viva la sua labile attenzione.

- L'autismo è caratterizzato dalla disarmonia dello sviluppo nelle diverse aree: un individuo puo’ avere un’età mentale di un anno in un settore, di cinque in un altro, di dieci in un altro ancora. Ci possono essere, ad esempio, una buona memoria, buone abilità visuo-spaziali, ma una pessima capacità di interazione sociale. Molti autistici riescono bene nel fare i puzzle, perché hanno ottime abilità visive, disgiunte pero’ dalla comprensione del significato dell’immagine, che per loro è o poco comprensibile o indifferente.


Il senso comune ci induce a pensare che siano persone dotate in modo armonico (sanno comporre puzzle per noi difficili !) e che semplicemente non vogliono comunicare con noi, per vivere nella loro astrazione.


La ricerca ci dice che è bene sfruttare le aree sviluppate per fare progredire quelle più carenti. Ad esempio, se un bambino sa fare un puzzle da 50 pezzi, non bisogna presentargli un puzzle da 70, ma va sfruttata la sua abilità per migliorare la socializzazione. Ad esempio facciamolo giocare con un’altra persona e facciamogli imparare a rispettare i turni, cosa per lui molto difficile. Questo puo’ essere fatto prima con uno, poi con due compagni, per favorire la progressiva integrazione delle competenze (in questo caso abilità visuo-spaziali , gioco, abilità sociali)

- La persona con autismo non sa socializzare.


Il senso comune dice che lo stare fisicamente in mezzo agli altri compagni lo renderà più socievole.


La ricerca ha mostrato che il bambino con autismo non diventa socievole per semplice immersione in un gruppo o per imitazione. La socializzazione dev’essere insegnata appositamente, creando situazioni molto semplificate e poi via via più complesse, guidate da educatori e da insegnanti competenti
Queste attività aiutano non solo il bambino con autismo, ma anche tutti i bambini della classe nell’interazione reciproca. Favoriscono, ad esempio, il rispetto dei turni, le capacità di ascolto, la tolleranza alla frustrazione.


- La persona con autismo è in una sorta di anarchia mentale; non sa organizzarsi, non ha fantasia.


Il senso comune spesso interpreta questa anarchia mentale come una “non disponibilità” a collaborare.


La ricerca ci informa che il soggetto ha bisogno di una strutturazione estrema dello spazio e del tempo, di suggerimenti visivi che lo aiutino ad organizzarsi e a maturare un minimo di autonomia.
La strutturazione, e i suggerimenti visivi, utili per l’acquisizione di orientamento e di autonomia, devono poi essere via via diminuiti in modo che la persona possa spendere le abilità, una volta acquisite, nel proprio naturale ambiente di vita

- Per le persone con autismo le sorprese non sono una fonte di piacere (come per i normodotati) ma possono essere fonte di sofferenza.


Il senso comune non aiuta a capire questo aspetto.


La ricerca ci dice che bisogna rendere prevedibili, per quanto possibile, le attività future (immediate o più lontane nel tempo).

- Le persone con autismo capaci di parlare sembrano più autonome e dotate.


Il senso comune ci induce a sopravalutare le loro abilità comunicative


La ricerca e l’esperienza ci fanno capire che talora ripetono le stesse cose come dischi, senza comunicare. Scelgono argomenti che non interessano l’interlocutore e che talvolta sono anche sconvenienti. Un insegnamento molto utile potrebbe essere dare loro una forma accettabile, una specie di copione, che li aiuti ad impostare una conversazione che rispecchi i canoni normali e non si annunci subito come “strana”, “anomala”, “ridicola”. Molto utili possono essere simulazioni con bambini normali che, se motivati e formati da insegnanti competenti, possono diventare ottimi tutor.

(torna all'indice)


vai alla home page